guardare il mondo con occhi diversi

Mi sono innamorata

Mi sono innamorata dell’arte.
Mi sono innamorata dell’arte molti anni fa ormai e l’amerò per sempre.
Amo le sue forme, i suoi colori, i suoi particolari, i suoi materiali; l’amo perché mi calma ma allo stesso tempo mi agita dentro.
L’amo perché è così fragile ma così potente. L’amo perché è espressione umana e segue l’uomo come se fosse la sua più preziosa ombra.
Amo contemplarla in silenzio; le uniche parole necessarie sono le occhiate, le teste inclinate e le bocche aperte degli spettatori.
Amo l’arte perché è vanitosa, perché lei stessa è consapevole di essere bella.
L’arte è bellezza.
Amo l’arte perché è varia, perché ha saputo cambiare nel tempo destando anche scalpore.
L’amo perché chiede di essere guardata, capita e amata; l’amo perché è Donna.
L’arte è lo sguardo dell’Annunciata di Antonello da Messina, è il dolore della Pietà, è l’amore di Canova, è la fierezza del David di Michelangelo, è l’antichità del Pantheon, è il genio della cupola di Brunelleschi, è l’erotismo di Klimt, è la velocità dell’Impressionismo, è lo sfogo di Van Gogh, è l’abilità di Raffaello e il disegno di Leonardo, è la geometria di Piero della Francesca, è la mondialità di Tiziano, è il potere dei mecenati, è l’anticipazione di Bellini, è la lucentezza dei marmi.
L’amo perché è unica, perché è irripetibile.
Amo l’arte perché è noi ed è nostra.

Mi sono innamorata dell’arte perché è la mia passione.

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L’insegnante

Stavo preparando la crostata di frutta per il compleanno di mio marito e tra una fragola tagliata e una canzone alla radio non avevo neanche sentito mia figlia entrare in cucina.
<<Sei proprio bella mentre cucini, mamma>>, mi girai spaventata facendo cadere il coltello a terra.
<<Come piccola?>>. Era così bella, in ginocchio sulla sedia, con la frangetta troppo lunga che le punzecchiava i suoi occhi azzurri; sapevo cosa mi avrebbe chiesto, la curiosità era in ogni sua cellula.
<<Perché fai l’insegnante?>>
<<Non ho tempo ora Margherita>>
<<Dai mamma, per favore!>>, non potevo scamparle, aveva iniziato a sbattare i pugni sul tavolo. Era così straordinariamente cocciuta.
<<E va bene, ma prima lasciami finire la torta, sennò con cosa festeggiamo il compleanno del papà?>>
<<Allora ti aiuto!>> e in un batter d’occhio prese i frutti di bosco e iniziò ad affogarli nella crema pasticciera.

<<Adesso però devi raccontarmi la storia!>>.
Ormai insegnavo storia dell’arte in una scuola superiore di Milano da circa 10 anni; amavo il mio lavoro, mi faceva sentire appagata.
<<Insegno perché era ciò che ho sempre voluto fare>>
<<Di più! Di più!>>.
In verità la storia era molto più lunga…

 

Gomma

Ogni tanto resuscito anche io, anche se è una cosa rara.
Sono sopravvissuta alla sessione d’esami e, anche se credo di aver perso il mio amico cervello sul treno, posso ritenermi molto soddisfatta; ma ovviamente la pace è durata poco. Perché sì, l’università è un infimo circolo vizioso, dai esami, termina la sessione, ti riposi dandoti al “fancazzismo” totale (ed è qui l’inghippo, perché ti abitui bene) e poi sei costretto a riprendere in mano i libri.

Comunque, basta cialtronerie.
Oggi pensavo, ogni tanto lo faccio pure io, ad una cosa… cancellereste mai dalla vostra mente una persona e ricordi legati ad essa?
Magari sono ricordi così brutti, che vi fanno talmente male, da voler in un primo momento dimenticarli completamente, resettare la mente. Lo fareste?
In un primo istante sarei portata a dire di si, ma solo perché non ragionerei; in realtà non lo farei, sarebbe una grandissima vigliaccheria.
Ogni ricordo, anche se duro e straziante, è essenziale; ma capisco anche che alcune volte il dolore è troppo forte e fare spazio nella testa buttando nel cestino parte dell’archivio dei ricordi sembra l’unica possibilità per una persona di stare bene e spesso si fanno, pensano e provano cose che non si credevano nella nostra natura.
Ma il male fa bene e le chiavette usb sono fuori uso.
Ok, forse guardo troppi film e in questo caso Se mi lasci, ti cancello.

Ho scritto un articolo talmente depresso e senza senso da volerlo cancellare.

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#librosulcomodino

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Ebbene si, mi sto cimentando, e non tempestosamente (battutona), nella lettura di Anna Karenina. In realtà volevo leggerlo in russo, ma non volevo complicare troppo la mia vita di ragazza da salotto e tè delle cinque; parlando del libro, lo sto già trovando fantastico.
(la scatolina che vedete sulla destra sono dei cerotti di Frozen, ma sono talmente belli che non voglio sprecarli)

Come ogni volta questo è solo un pretesto per dare sfogo alla demenza del mio cervello.
Ho cambiato nome, al blog. Ora sono gaiapercaso (caso è l’inizio del mio cognome), il vecchio nome mi sembrava troppo poeticamente banale e io non sono poetica, banale forse si.

Inoltre vorrei condividere con voi il mio odio verso i libri universitari, non li trovate dannatamente complicati? Ok va bene, capisco che non posso pretendere delle spiegazioni alla Peppa Pig, ma nemmeno alla Pingu.

Ho capito finalmente che non devo più stalkerare le persone, visto che questa cosa mi si è rivoltata contro…

Ho inventato, ma non ne vado fiera, un metodo per autotestare la propria pazienza: basta infilare continuamente il filo nella cruna dell’ago.
Ah, non leccate il filo, non ci piace vincere facile.

Infine, vorrei lamentarmi dei film. Amo guardarli, ma li odio.
Non possiamo parlare di realismo quando le protagoniste non perdono nemmeno un singolo capelli; non sarò pienamente felice finché non vedrò in un film un’attrice lottare contro la sua spazzola per togliere quel micio incastrato tra le setole di cinghiale.

Con la speranza che preghiate per una povera ragazza che stasera deve, purtroppo, guardare La corazzata Potemkin, vi saluto.

Pace a tutti

 

Memorie di una geisha

È giusto iniziare questo articolo con una notizia epicissima (ma molto epica, eh): ho passato l’esame di letteratura italiana! Effettivamente ora che ci penso, facendo lettere non dovrebbe sorprendere questa cosa, anzi, probabilmente sarebbe stato più preoccupante se non l’avessi passato di nuovo.

Comunque basta perdersi in meandri tortuosi del mio cervello e andiamo al sodo! Settimane fa (il ritardo è una delle mie migliori caratteristiche) ho finito Memorie di una geisha di Golden e devo dire che me ne sono totalmente innamorata, ma proprio con tutta me stessa. Pagina dopo pagina mi ha trasportata in un mondo lontano ma che sembrava così vero, fatto di kimono di seta colorata e bicchierini di sake; si viene trasportati nel mondo di Sayuri, nella sua mente, nei suoi sentimenti e nei suoi obiettivi. Non voglio dilungarmi e dire troppo, se non che è un libro stupendo, scritto benissimo, che riesce a mischiare perfettamente storia, riflessività e tecnicismi; penso proprio che me lo comprerò così da poterlo rileggere quando voglio!

Il film tratto dal romanzo non mi ha invece fatto impazzire, li ho trovato abbastanza diversi tra di loro sotto molti aspetti. Mi è sembrato, oltre a differenze clamorose, che la visione della trasposizione presupponesse la lettura del libro; la narrazione e le scene le ho trovate infatti molto sconnesse, i fatti non erano spiegati perfettamente… però le protagoniste, di un’eleganza estrema, hanno fatto alzare il mio lesbicometro (so che non è carino da leggere).

Lei si dipinge il viso per nascondere il viso. I suoi occhi sono acqua profonda. Non è per una geisha desiderare. Non è per una geisha provare sentimenti. La geisha è un’artista del mondo, che fluttua, danza, canta, vi intrattiene. Tutto quello che volete. Il resto è ombra. Il resto è segreto.

Perdonate la mia confusione e il post corto, ma la sessione invernale mi sta letteralmente risucchiando l’anima!

A presto!

2016 dei miei stivali

Odio Paolo Fox.
Per qualche strano motivo l’oroscopo 2016 dei gemelli (non che io ci creda) fa abbastanza schifo, a quanto pare ho tutti contro e quindi non mi resta che pregare il mio dio affinché Giove non mi scagli addosso qualche folgore mentre mi allaccio le scarpe.

Il 2015, devo ammetterlo, non è stato l’anno migliore della mia vita: è iniziato parecchio male, ho perso due persone che erano una parte consistente della mia vita (ed è stata anche colpa mia probabilmente) ed è continuato in modo ordinario, piatto, senza particolari avvenimenti così entusiasmanti da strapparsi i capelli, ma non è nemmeno stato orribile. Per questo odio Paolo Fox, perché io spero fortemente che questo 2016 sia superfantasmagorico, ma lui mi ha fatto storcere un po’ il naso.

Ma l’oroscopo è niente! Tutto dipende da me e dalla mia forza volontà (si ma anche un po’ dagli altri, dai).
Il mio grande obiettivo del 2016 è quello di riuscire a passare gli esami di letteratura italiana e letteratura latina (e tanti altri, spero) che mi stanno tanto facendo girare gli zebedei.
Vorrei vedere Venezia, prima che sparisca.
Leggere, leggere e ancora leggere, vorrei proprio poter mangiare libri.
Leggere Il Signore degli anelli, grave mancanza, come Venezia, ma me lo vedo già appoggiato sul mio comodino grandezza 5x10mm durante i mesi estivi.
Formare una mia bella galleria filmica.
Visitare più mostre e musei.
Vorrei approfondire ancora di più l’arte.
In generale vorrei riuscire ad allargare le mie conoscenze; in questo ultimo anno mi è aumentata questa fame di conoscere, di allargare i miei gusti, di colmare delle lacune che so di avere.
Vorrei trovare una presenza maschile stabile nella mia vita, un amico (w la friendzone yee); quelle che ho avuto non sono state molto stabili e mi dispiace molto.
Vorrei camminare di più. Ho un’anima pigra, perennemente in letargo e tutto ciò prima o poi mi si ritorcerà contro; vorrà dire che inizierò ad andare più spesso in università a piedi, in salita… da questa primavera però.
Vorrei trattare con più affetto le persone che mi sono vicine. Sono consapevole del fatto di non essere la persona più sentimentale di questo mondo e questo mi porta ad essere un’indomabile stronza.
Come ogni anno, vorrei essere una persona migliore (obiettivo che puntualmente non rispetterò), riuscire a ridere ancora di più e pensare meno alle cose brutte, anche perché molto spesso non ne vale la pena; ah, caro 2016, rendi meno fastidiosa la sindrome premestruale per favore… non posso avere istinti omicidi verso i granelli di polvere.
Più semplicemente, vorrei essere una scarica elettrica di positività! Non solo per me, anche per gli altri.
Vorrei essere più ordinata nella mente.
Vorrei riuscire a portare a termine ciò che mi prefisso, come i riassunti dei libri universitari, che inizio e dopo poco abbandono perché mi rendo conto di non riuscire a finirli entro la data dell’esame (forse dovrei svegliarmi prima a farli).
Vorrei usare meno parentesi.
Vorrei comprare il vinile di The Wall e un libro di art therapy con allegato una serie di coloratissimi pennarelli.
Essere meno di impiccio. Mi accorgo molte volte, in ritardo, di essere una rompicoglioni anomala sotto vari aspetti (Gaia smetti di cantare, non sei intonata).

Mi sto dilungando troppo su fantasie, forse dovrei iniziare a pensare a qualcosa di più concreto…

Gli obiettivi ci sono, il problema è riuscire a raggiungerli, ma io farò del mio meglio :D!

E i vostri buoni propositi quali sono?
Buona serata!

Ah! Vorrei riuscire a disegnare di più e seguire maggiormente questo blog.

#librosulcomodino

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Memorie di una geisha di Arthur Golden.

Vorrei far notare due disgrazie: le condizioni dei libri della biblioteca del mio paese (vorrei diventare improvvisamente ricca per regalarle un’intera collezione nuove, ok no cavolata la terrei per me) e la grandezza del mio comodino. Richiedo un minuto di silenzio.

Il treno dei tuoi desideri, magari

Sento il forte bisogno di lamentarmi.
Devo comunicare il mio profondo disagio mentale.
Perché in fondo dai tutti ci lamentiamo.
Bene, allora voglio lamentarmi della vita da pendolare. Pendolare universitaria.
Premetto che molte volte è bello prendere il treno, ma non quando sei costretta a condividere il tuo minuscolo spazio vitale con l’invadente esuberanza dei ragazzini delle superiori.
Ok lo so, siamo tutti passati per quel periodo in cui per il cervello si avevano solo farfalle che svolazzano, ma io non li reggo comunque.
Già Trenord fa talmente schifo che Fleming si sentirebbe come uno in crisi d’astinenza davanti a della noce moscata, in più si aggiungono loro che ti urlano nell’orecchio e si bulleggiano simpaticamente invadendo ulteriormente il tuo castello difensivo, fatto, evidentemente, di muri di marshmallow. Ah, si fanno anche selfie dicendosi “figa oh come siamo belli!”, perché?
Loro urlano e tu vuoi leggere.
Loro si prendono a calci e tu vuoi leggere.
Loro ridono e tu vuoi piangere.
Loro diffondono la parola del loro messia Fedez (uno a caso) attraverso le casse e tu non riesci a sentire la tua musica sparata al massimo nelle orecchie.
Non dimentichiamoci poi di quelle persone che nonostante ci siano due sedili vuoti e “accoglienti” attorno a te, si siedono in quello esattamente davanti, privando le tue gambe del privilegio dello svacco.
E quelle che si siedono vicino a te che ti fissano e poi ti parlano facendo sorrisi così ambigui da desiderare di diventare improvvisamente birillo-dotata.

Lo chiamavano il viaggio della speranza.
Ma questi sono solo pensieri di una disperata pendolare (che deve lamentarsi perennemente).
Ma voi mi capite, vero?

Vernon: «Bel giorno la domenica, a mio parere il migliore di tutti. Sai perchè Dudley?»
Harry: «Perchè non c’è treno la domenica» Zio Vernon: «Ben detto Harry, non c’è treno la domenica […]»

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Buon fine settimana!

#librosulcomodino

Essendo l’ultimo mese dell’anno mi sembrava giusto iniziare una specie di rubrica, un classico, che molto probabilmente già il 1 gennaio abbandonerò a causa della mia memoria poco ferrea!

E quindi…

Il mio primo #librosulcomodino del mese di dicembre 2015tumblr_nyy211R7EU1r9bgjyo1_540

E il vostro attuale libro sul comodino qual è?

Anna

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Anna, ragazzina testarda e coraggiosa, è catapultata in una Sicilia quasi sconosciuta, divorata dalle fiamme, dalla solitudine e da un virus che colpisce gli adulti.
In un mondo dove ormai regna un’anarchia infantile, la bambina corre alla ricerca di una soluzione e di una speranza insieme al fratellino più piccolo, Astor, tra pericoli, case distrutte e campi di grano secchi.

Recentemente ho letto Anna, l’ultimo libro di Niccolò Ammaniti; libro piacevole, semplice e schietto, caratteristiche costanti nei romanzi di Ammaniti.
Se il lettore può trovarsi spaesato a causa dell’ambientazione apocalittica, è rassicurato nel trovare come protagonista una ragazzina-eroe coraggiosa e testarda, che segue le orme di Michele Amitrano, il protagonista di Io non ho paura.
A mio parere la trama non è molto ampia, costruita all’essenziale, ma è comunque molto scorrevole e magnetica; il finale, l’ultima pagina, è la parte che preferisco, perché, nonostante sia aperto, è uno di quei finali che ti danno speranza e ti fanno terminare la lettura col sorriso.

Libro consigliatissimo!

A presto 🙂